IL VUOTO E LA LAVA
immagini dal sottosuolo del Borgo dei Vergini
mostra di fotografie di Mauro Palumbo
Presentato da:
Associazione Aqua Augusta e l’Associazione Culturale Celanapoli
Opening:
30 settembre 2022 – ore 18.00 | Visualizza Opening
Durata:
dal 1 ottobre al 20 novembre 2022
Mauro Palumbo da anni sta indagando il sottosuolo di Napoli e in particolare dell’area del Borgo dei Vergini. Tra le numerose foto scattate, sono state selezionate 16 immagini, stampate in grande formato su supporto rigido e sospese con un sistema di cavi di acciaio tra le strutture del sito archeologico: la mostra è organizzata come un percorso di esplorazione in cui le immagini dialogano con i suggestivi spazi e la forza materica dell’Acquedotto Augusteo. Un depliant con le mappe del sito e del contesto circostante, accompagna il visitatore con precise indicazioni dei luoghi e con didascalie per ogni singola foto, invitando i partecipanti ad un singolare lavoro di confronto e di riscoperta delle stratificazioni del sottosuolo.
PARTECIPAZIONI
La mostra è un evento speciale di Open House Napoli 2022 – Festival Globale dell’Architettura. L’evento è parte delle Giornate Europee del Patrimonio 2022, organizzate con la Rete Faro Italia. Il sito Acquedotto Augusteo è parte di ExtraMann – Progetto OBVIA, una rete nata in collaborazione con il MANNMuseo Archeologico Nazionale di Napoli per valorizzare il patrimonio culturale meno conosciuto della città.
BIOGRAFIA ARTISTA
Mauro Palumbo è fotografo, speleologo e rocciatore. La passione per la fotografia nasce in ambito familiare ma le prime esperienze professionali maturano durante le esplorazioni nel sottosuolo napoletano. Pubblica le sue immagini su quotidiani on-line, riviste e libri. Di recente ha pubblicato il volume Ta Chròmata tes aphaneis – I colori del buio – Le Parche Edizioni. 📄 Testo di Mauro Palumbo - IL VUOTO E LA LAVA
CONTRIBUTI CRITICI
Carlo Leggieri
Il “vuoto”, il sottosuolo di Napoli, noto come “Napoli Sotterranea” è un luogo, nell’immaginario comune, connotato da potente dimensione evocativa che trascendendo lo spazio fisico diventa luogo abitato dalla nostra anima.
È il ventre che ha generato la città di sopra, nelle pareti delle sue cavità è inciso il DNA di quanti nell’atto di scavare hanno lasciato la propria traccia identitaria. Venticinque secoli segnati da necessità contingenti o da progetti ambiziosi, azioni che hanno sempre comunque segnato un tempo.
La “lava” rappresenta la natura della Madre Terra che riempiendo gli spazi ricavati dall’uomo si riappropria prepotentemente dei volumi a lei sottratti, obliterando opere e stratificando eventi.
L’opera di Mauro Palumbo rappresenta lo sforzo di estrarre dal tufo un “messaggio” sempre in relazione con il costruito in superficie e spesso senza soluzione di continuità con esso. La documentazione realizzata dall’Autore rappresenta il tentativo di coinvolgere tutti nella comprensione di una fatica immane, compiuta da quanti intagliando il masso tufaceo hanno contribuito a realizzare un’opera e contemporaneamente scritto una pagina di storia.
Pippo Pirozzi
La storia e la struttura urbana del Borgo dei Vergini sono indissolubilmente legate al sottosuolo. La particolare natura della pietra tufacea, la conformazione orografica del sito, la necessità di approvvigionamento di acqua, le antichissime pratiche di culto dei morti, sono tra i principali fattori che hanno indotto, nel tempo, a scavare e utilizzare lo spazio ipogeo. La materia del sottosuolo, mescolata alle inondazioni di “lave” ha generato movimenti, riempimenti, crolli. I vuoti sono spazi utilizzati dall’uomo in varie epoche, in continua evoluzione: chiese ricostruite su antichi resti, palazzi che inglobano tombe e antichi acquedotti, sotterranei utilizzati come rifugi durante la guerra. Oggi rappresentano anche una risorsa e aprono nuove possibilità per eventi culturali e fruizioni turistiche.
Le immagini di Mauro Palumbo, fotografo e speleologo, testimoniano le stratificazioni di circa 25 secoli e le trasformazioni delle funzioni originarie di questo mondo sotterraneo, che non è soltanto un luogo nascosto: i legami con la città sono evidenti e si evolvono nel tempo, fino ai nostri giorni, influenzando le vicende urbanistiche, sociali ed economiche del luogo. La mostra è organizzata come un percorso di esplorazione in cui le immagini sospese dialogano con i suggestivi spazi dell’Acquedotto Augusteo. 📄 Locandina invito